san simmaco

San Simmaco (498-514)

 

Pagano, convertito e diacono al momento della sua assunzione al pontificato, Simmaco venne eletto pontefice il 22 novembre del 498. Non ci sono dubbi sul fatto che egli nacque in Sardegna, egli stesso più volte amò definirsi sardo, ma oltre che sardo la tradizione popolare lo vuole nativo di Simaxis, proprio nella casa ove oggi sorge la chiesa parrocchiale a lui dedicata. E’ tradizione inoltre che esista una cappella sotterranea sotto l’attuale cappella centrale nella quale si troverebbero molte cripte contenenti reliquie di santi, tra le quali quelle di Fortunato padre di Simmaco che il popolo onora come Santo.

Il Serpi nella “Cronica de los Santos de Cerdena” ci lasciò scritto che San Simmaco nacque a Simaxis e tale affermazione è convalidata pure dal Vidal, studioso di cose ecclesiastiche, nei suoi Annales Sardiniae, e dal Giachdie Simagis dicta, oppidum diocesis arborenses Vita Pontif. Tomo I, pag.339.

 

Scrive Felice Cerchi Paba “A nostro giudizio il  centro  agricolo-religioso di  Simagis risale all'epoca di  S.  Simmaco,  posto che  Simagis  potrebbe  essere  una  corruzione  di

"Simmacus   Agris"  divenuto  "Simmagris"  e  quindi per elisione della erre: Simagis.

Questa introduzione potrebbe apparire fantasiosa e risibile se non esistesse un elemento, al riguardo , decisivo e di somma importanza. San Simmaco viene  chiamato e invocato in Simagis,unica  località  di  tutto  il  mondo  cristiano,  non col  nome  di  Simmaco  ma  bensì  con  suo  cognome, col  casato,  ossia  Sant'Azei.Casato  antichissimo sardo-bizantino  degli  Athen,  corretosi in Athez e poi in Atzei, casato che ebbe una parte predominante  e  determinante  nella  politica  giudicale sarda.

Se  la  Chiesa,  tradizionalista  e  gelosa  conservatrice  delle  sue  glorie,  riconosce e  accetta  il culto a S. Simmaco, sotto il nome e l'invocazione  di  San Atzei,  è ben logico che il santo a Simagis, se non i natali,  deve pur avervi avuto una particolare  popolarità  derivata  dalla proprietà terriera che  vi  possedeva;  il che  da  adito  a  supporre  un fondo storico nella leggenda della nascita. Il  lebbrosario  di  S.  Leonardo  di  Sette  Fuentes, di Santulussurgiu, suppone Zedda, se non fu fondato fu  "di  certo  largamente  dotato  dai  vari  mèmbri degli  Athene"  per  cui  la donazione  di  terre  di Simagis al lebbrosario da parte degli Athen conferma decisamente  una  proprietà  di  questi  in  Arborea, dove  tentarono  la  scalata  al  trono  giudicale, intrigando contro Pisa e il pupillo Gonario. La  ripartizione  del  Campidano  di  Simagis,in vari centri agricoli religiosi, deve risalire all’epoca in cui San Simmaco aiutò con tutti i mezzi, gli esuli della Chiesa Cartaginese, assegnando loro terre proprie,di famiglia o della Santa Sede.”

 

 

Cenni sulla vita

Simmaco, figlio di Fortunato, nasce quindi in Sardegna e pare che in gioventù fosse idolatra. Venne battezzato a Roma dove divenne arcidiacono della chiesa romana e salì al soglio pontificio il 22 novembre del 498, quattro giorni dopo la morte di Papa Anastasio II eletto nella basilica Lateranense da una maggioranza clericale insoddisfatta della politica del precedente pontefice, sempre propenso a fare concessioni nel tentativo di risanare lo scisma acaciano (484-519) con l'Oriente.

Una minoranza, tuttavia, appoggiata dalla maggioranza del senato e dal suo capo Festo, era favorevole a continuare sulla linea della distensione e nello stesso giorno elesse in S.Maria Maggiore l'arciprete Lorenzo.Questa doppia elezione diede origine a tali tumulti che entrambe le fazioni chiesero a Teodorico, l'ostrogoto re d'Italia (493-526), benché fosse ariano, di risolvere la questione. Avendo stabilito che doveva occupare la sede pontificia chi era stato eletto per primo e con maggior numero di voti, Teodorico assegnò la carica a Simmaco.

Appena ritornato da Ravenna a Roma, il nuovo papa, con singolare energia, tenne in S.Pietro (1 marzo 499) un sinodo che approvò uno statuto, in cui si proibiva ogni discussione riguardo al successore di un papa ancora regnante; si permetteva però al papa di designare, se lo riteneva opportuno, la persona da lui prescelta; se fosse  morto prima di indicarla, spettava al clero eleggere il successore senza la partecipazione del laicato. Lorenzo sottoscrisse lo statuto e fu nominato vescovo di Nocera in Campania.

Per un certo tempo Simmaco visse tranquillo ma gli aristocratici partigiani di Lorenzo, capitanati da Festo, erano decisi a detronizzare il papa, e nel 501 lo accusarono davanti a Teodorico di aver celebrato la pasqua secondo l'antico calendario romano e non secondo quello alessandrino. Il re lo convocò a Ravenna, ma quando egli giunse a Rimini scoprì che era stato accusato anche di aver mancato alla castità e sperperato i beni della chiesa.

In preda al panico tornò a Roma e si rifugiò in San Pietro, allora fuori delle mura. Con questa mossa imprudente non solo si inimicò Teodorico, ma sembrò ammettere la sua colpa; in tal modo gran parte del clero si ritirò dalla comunione con lui.

In seguito ad una supplica dei laurenziani, il re prese l'audace decisione di nominare visitatore il vescovo di Altino con il compito di presiedere a Roma la celebrazione della Pasqua del 502 e amministrare inoltre la sede nell'attesa di un verdetto sulle accuse presentate contro Simmaco; frattanto convocò un sinodo di vescovi italiani per giudicare il caso. Le prime due sessioni non ebbero alcun esito: nella prima Simmaco si rifiutò di deporre fino a che il visitatore non fosse rimosso dal suo incarico; nella seconda poi, il suo egli fu impedito dal parteciparvi dagli aggressori che lo assalirono insieme alla sua scorta.

Il sinodo tenne così la riunione finale il 23 ottobre 502. La sentenza emanata fu di assoluzione: essendo Simmaco un papa, nessuna corte di un tribunale umano poteva giudicarlo ed il giudizio doveva essere lasciato a Dio. Egli fu prosciolto così da tutte le accuse e i suoi avversari, appartenenti al clero, furono esortati a riconciliarsi con lui.

Rianimato da questa vittoria, Simmaco convocò immediatamente i vescovi, insieme ad un gruppo di preti e diaconi, in un proprio sinodo che fu tenuto in San Pietro il 6 novembre 502. In questa riunione fu dichiarata invalida, perché promulgata da Basilio prefetto pretoriano del re Odoacre (476-493), la legge del marzo 483 che proibiva l’alienazione dei beni ecclesiastici da parte dei papi; fu poi emanata di nuovo praticamente nella stessa forma, ma convalidata dall’autorità del papa e dei vescovi.

L’obiettivo di Simmaco consisteva nella eliminazione dell’ingerenza laica e nella piena dimostrazione della inconsistenza delle accuse a lui rivolte. Il re però non era soddisfatto della assoluzione del papa, e i laurenziani , da parte loro, erano ancora più risoluti a rovesciarlo dal trono. Lorenzo fu quindi autorizzato a tornare a Roma e per quattro anni governò come papa nel Laterano, prendendo possesso delle chiese della città e dei beni papali mentre Simmaco viveva confinato in San Pietro, impedito di uscirne dai tumulti che agitavano la città. In questo burrascoso periodo si ebbe la comparsa e la diffusione degli apocrifi simmachiani, che tentavano di dimostrare con falsi precedenti che il papa non poteva essere giudicato da alcun uomo.

Fu solo nel 506, dopo un intensa attività diplomatica da parte del diacono Ennodio e del diacono Dioscoro, che Teodorico si decise a confermare l’assoluzione sinodale di Simmaco: e ordinò a Festo di restituirgli le chiese e i beni papali permettendo in tal modo l’esistenza di un solo pontefice a Roma.

Così ebbe termine la frattura nella chiesa romana, e Lorenzo dovette ritirarsi; ma il rancore si prostrasse durante tutto il pontificato di Simmaco alimentato, secondo i suoi avversari, dalla sua cattiva condotta. Molte persone, incluso il santo diacono Pascasio, non si riconciliarono mai con lui.

Il papa esercitò il suo ministero con vigore, espellendo da Roma i manichei, mandando generosi doni alle vittime ortodosse della persecuzione ariana e riscattando i prigionieri catturati nelle guerre dell’Italia settentrionale.

Nel 514 restituì ad Arles i suoi diritti primaziali sulla Gallia, estendendoli anche in Spagna, e inviò il pallio al suo vescovo, il celebre Cesario (502-542)-la prima volta che venne conferito ad un vescovo non italiano. Introdusse il Gloria in excelsis nella messa celebrata dai vescovi, e si dedicò alacremente alla costruzione e all’abbellimento delle chiese romane. Riservò una particolare cura a quella di san Pietro, fornendola di una residenza per il papa, di alloggi per il suo personale e di un ricovero per i pellegrini.

La sua vittoria sull’opposizione filo-bizantina rese più rigido il suo atteggiamento verso Costantinopoli e lo scisma acaciano; l’imperatore Anastasio I (491-519)accusò il papa “ordinato illegittimamente” di manicheismo e Simmaco ribatté con termini aspri e fieri. Fu solo nel 514 che Anastasio, di fronte ai tumulti di Costantinopoli e a una seria rivolta in Tracia, per risolvere le questioni dottrinali che erano alla base dello scisma; ma quando questa lettera arrivò a Roma il papa era già morto. Fu sepolto nel portico di S. Pietro in Vaticano, poi nel Poliandro della basilica;la tomba andò perduta. La sua festa si celebra il 19 luglio.

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